Vuoi scoprire in che modo la Contabilità Interna e Analitica possono fornirti numeri precisi e strategie vincenti?

Molti imprenditori della PMI spesso sottovalutano l’importanza di una contabilità interna ben strutturata, considerandola come un aspetto secondario rispetto alla produzione o al marketing; la contabilità aziendale è troppo spesso percepita come un’incombenza scomoda, finalizzata unicamente all’adempimento degli obblighi di natura fiscale; per questa ragione, non è insolito trovare realtà aziendali nelle quali viene gestita internamente soltanto la fatturazione (attiva/passiva) mentre la restante contabilità viene delegata esternamente al commercialista.

Questa convinzione è alquanto discutibile, poiché ritengo che avere una contabilità interna strutturata sia fondamentale per il controllo dei costi e degli sprechi; senza questa analisi, l’imprenditore andrà avanti a gestire la propria azienda navigando a vista. Il bilancio d’esercizio rilasciato dal commercialista a fine anno non è sufficiente per fornire all’imprenditore le informazioni necessarie per gestire in modo efficiente la propria azienda. Nei prossimi paragrafi cercherò di spiegarne le ragioni.

Contabilità Generale e Contabilità Analitica

Nel gergo comune si parla di “contabilità” in senso lato, quando in realtà è opportuno fare una distinzione tra contabilità generale e contabilità analitica in quanto sono entrambe sistemi indispensabili per una gestione aziendale completa ma hanno obiettivi di analisi differenti.

  • Contabilità generale: è quella comunemente conosciuta, in quanto obbligatoria per legge; consiste nella registrazione delle transazioni finanziarie dell’azienda in base alla normativa del codice civile. L’obiettivo finale è la redazione del bilancio d’esercizio civilistico, utile a soddisfare le esigenze informative dei soggetti esterni all’impresa, come ad esempio le autorità fiscali, i creditori e gli investitori nonché al conteggio delle imposte.

 

  •  Contabilità analitica: a differenza della contabilità generale, la contabilità analitica non è obbligatoria per legge, ma rappresenta un valore aggiunto per la gestione aziendale in quanto fornisce informazioni utili a chi deve gestire l’azienda e deve prendere decisioni informate. Si focalizza sull’analisi dei costi e dei ricavi interni, suddividendoli rispettivamente per centri di costo e centro di ricavi, per poi attribuirli a specifiche commesse piuttosto che a singoli prodotti o servizi. Questo tipo di contabilità consente di capire con precisione dove si stanno realizzando i profitti e dove invece si stanno accumulando i costi o generando sprechi ed inefficienze. Solo una contabilità analitica ben tenuta permetterà un controllo di gestione efficace in grado di aiutare l’imprenditore nel prendere le decisioni strategiche migliori per la sua azienda.

La classificazione dei costi fornita dalla contabilità analitica e dunque diversa rispetto alla classificazione dei costi richiesta dalla normativa civilistica ai fini del bilancio. Vediamo nello specifico.

 

COSTI FISSI, COSTI VARIABILI, MARGINE DI CONTRIBUZIONE

Ai fini di una Cost Analysis efficace è importante identificare i c.d. centri di costo, i quali rappresentano una sorta di unità contabile/organizzativa dell’azienda dove vengono imputati i costi stessi.  I centri di costo vanno ovviamente definiti in base alla specifica azienda, in quando non esistono centri di costo univoci e replicabili in modo standard.

Un primo passo importante e senza dubbio più ad ambio spettro è quello che differenzia tra Costi Diretti e Costi Indiretti.

Costi Diretti: i costi diretti o costi variabili sono quelli che possono essere direttamente imputabili al prodotto/servizio e che variano in proporzione alla quantità di produzione o al volume delle vendite. Tipicamente rientrano in questa categoria:

  •  materie prime e di consumo
  • manodopera
  • lavorazione di terzi

Costi Indiretti: sono tipicamente i costi fissi di struttura ossia tutti quei costi che non variano al variare della quantità di produzione o del volume delle vendite; ne sono un esempio:

  • Stipendi
  • Affitti
  • Utenze
  • Ammortamenti

Questa prima suddivisione dei costi, per quanto generale rappresenta uno step fondamentale per il calcolo del Margine di Contribuzione che si ottiene banalmente da questa formula.

Margine di Contribuzione = (Fatturato – Costi Variabili)

Detto in altre parole, il margine di contribuzione indentifica la quota parte di fatturato che non viene assorbita dai costi variabili e che quindi contribuisce a coprire i costi fissi dell’azienda. Calcolare il margine di contribuzione permette all’imprenditore di determinare il punto di pareggio (break-even point) e di pianificare strategie di pricing e di controllo dei costi più efficaci.

Il margine di contribuzione e il break-even point sono infatti concetti strettamente legati alle logiche di Direct Costing e Full Costing, due metodi distinti per l’analisi e la determinazione del costo del prodotto ossia del prezzo di vendita del prodotto. Riassumendo in breve:

    => Direct Costing: è un metodo di calcolo dei costi che considera solo i costi diretti associati alla produzione di un prodotto o alla fornitura di un servizio; al prezzo finale verranno quindi allocati solo costi quali le materie prime, la manodopera diretta, le spese di spedizione, le lavorazioni terzi.

    => Full Costing: è un metodo di calcolo dei costi che tiene conto di tutti i costi diretti e indiretti associati alla produzione di un prodotto o alla fornitura di un servizio; al costo del prodotto vengono di conseguenza allocati i costi totali, inclusi quelli di struttura.

Entrambi i metodi hanno vantaggi e svantaggi e possono essere utilizzati in contesti diversi a seconda degli obiettivi dell’azienda anche in termini di politiche di prezzo e segmentazione strategica della cliente finale e del business. Soprattutto per le aziende molti-prodotto o con diverse aree di business è importante andare a calcolare il margine e fare un’analisi di redditività per ciascun prodotto o segmento.

 

CONCLUSIONE

Per l’imprenditore che vuole avere il controllo sulla propria attività e desidera una gestione efficace che gli consenta di proiettare l’azienda verso il successo, la scelta di avere una contabilità interna non è solo fortemente consigliata ma direi mandatoria.

Solo se si possiede una contabilità interna ben gestita sarà possibile estrapolare dati finanziari precisi e attendibili; solo se l’imprenditore sarà in grado di leggere i numeri e questi numeri saranno reliable, le decisioni saranno prese con consapevolezza. Diversamente si andrà avanti con un approccio approssimativo e navigando a vista. 

 La contabilità tradizionale di per sé non è in grado di supportare l’imprenditore in analisi di natura gestionale; il bilancio di fine esercizio proprio perché redatto con criteri civilistici e per finalità diverse non rappresenta da solo uno strumento in grado di rispondere a tutta una serie di domande che l’imprenditore deve porsi.

   –  Il prezzo a cui vendo i miei prodotti è adeguato?

  –  Fino a quanto posso scendere con uno sconto?

  –  Quale margine ottengo su ogni prodotto/servizio?

  –  Qual è il fatturato di pareggio?

  –  Su quali costi c’è margine per fare del saving?

Soltanto attraverso una contabilità interna analitica si avrà la base dati necessaria per andare ad analizzare in modo più preciso costi fissi e costi variabili, centri di costo e di ricavo, margini di contribuzioni andando così a mappare in modo adeguato l’intero processo produttivo.

Da non sottovalutare anche:

  • il controllo degli sprechi
  • il costo dell’inefficienza
  • Il costo della non qualità

Quante volte il titolare dell’azienda è consapevole di avere delle non conformità e delle inefficienze che però non sono mai state veramente monetizzate?  Questi costi occulti che tendenzialmente possono riguardare non solo la produzione ma ogni area aziendale (inclusa quella amministrativa) difficilmente emergono dal bilancio d’esercizio; solo un’analisi più accurata potrà darne evidenza.  

Una contabilità gestita internamente e la creazione di report ad hoc per monitorare i numeri in modo customizzato renderà possibile avere sotto controllo l’andamento economico-finanziario dell’azienda e permetterà di avere un effettivo riscontro su cosa stia realmente accadendo in azienda.

L’imprenditore che al contrario gestisce internamente solo il minino indispensabile (solitamente fatturazione attiva e pagamento fornitori), delegando tutto il resto al commercialista non ha probabilmente la reale consapevolezza di quante informazioni utili sulla propria azienda sta trascurando. Nello specifico, si preclude la possibilità di elaborare tutta una serie di analisi che sono di fondamentale importanza per essere competitivi sul mercato e che lo aiuterebbero a rendere più performante la gestione della propria azienda.

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